L’Ombra sotto il Vesuvio

Napoli, 2157. La città non era più quella dei racconti dei nonni. Le strade che un tempo riecheggiavano di risate, voci e canzoni ora erano dominate da enormi cupole trasparenti che proteggevano i quartieri dalle intemperanze del clima impazzito. Il cielo, spesso grigio di fuliggine e ceneri vulcaniche, sembrava sorvegliare silenzioso le vite dei napoletani, scandite da tecnologie avanzate e antiche tradizioni che si rifiutavano di scomparire.

Giulia, una giovane archeologa specializzata in tecnologie antiche, stava conducendo uno scavo nei sotterranei del centro storico, un labirinto di cunicoli e catacombe che nascondeva segreti ancora non del tutto esplorati. Le sue ricerche erano finanziate dall’Istituto Vesuviano di Ricerca Avanzata, un’agenzia che studiava i legami tra il territorio e i fenomeni inspiegabili che negli ultimi decenni avevano colpito Napoli: strane luci notturne, frequenze radio disturbate e improvvisi terremoti senza una causa geologica apparente.

Quel giorno, Giulia e il suo assistente Luca avevano raggiunto un punto del sottosuolo mai documentato prima. Un’enorme sala scavata nella roccia si apriva davanti a loro, illuminata da una debole luminescenza verde che sembrava provenire dalle pareti. Al centro, un oggetto ovoidale fluttuava a mezz’aria, emettendo un ronzio quasi impercettibile. Era liscio, di un materiale metallico che rifletteva la luce in modo iridescente.

“Non può essere opera degli antichi Romani,” sussurrò Giulia, avvicinandosi cautamente. “Questo… non è terrestre.”

Luca, che aveva già tirato fuori un dispositivo per analizzare la composizione del metallo, scosse la testa incredulo. “Il lettore non riesce a identificarlo. Non è ferro, non è titanio. È qualcosa che non abbiamo mai visto prima.”

All’improvviso, l’ovale pulsò di luce e cominciò a emettere una serie di suoni ritmici. Sembravano un linguaggio, un codice. Giulia registrò tutto, il cuore che batteva all’impazzata. “Dobbiamo avvisare l’Istituto,” disse. “Se è ciò che penso, potrebbe essere la prova di un contatto alieno.”

Ma mentre pronunciava quelle parole, un rumore sordo provenne da dietro di loro. Le pareti della sala iniziarono a tremare, e una porzione della roccia si sgretolò rivelando un passaggio nascosto. Giulia e Luca, spinti dalla curiosità, si infiltrarono nel corridoio, lasciandosi alle spalle l’oggetto luminoso.

Il tunnel li condusse a un’altra stanza, ancora più grande, dove trovarono qualcosa di inaspettato: una sorta di mappa incisa sulla parete. Era dettagliatissima e rappresentava Napoli, ma non quella attuale. Sembrava più antica, eppure alcuni dettagli, come le cupole protettive e i quartieri scomparsi, erano presenti. Al centro della mappa, il Vesuvio brillava con la stessa luminescenza verde dell’oggetto ovoidale.

“È come se fosse… un punto di riferimento,” osservò Luca. “O forse… un portale?”

Giulia si avvicinò alla parete e sfiorò con le dita uno dei simboli. Non appena lo fece, una vibrazione attraversò il pavimento, seguita da una proiezione olografica che mostrava il Vesuvio come un’enorme struttura cava, con un cuore pulsante al suo interno.

“Il Vesuvio non è solo un vulcano,” disse Giulia, stordita. “È una sorta di… generatore. Ma chi l’ha costruito? E perché?”

La risposta arrivò inaspettata. Una figura alta e slanciata apparve dalla penombra del corridoio da cui erano arrivati. Era umanoide, ma non completamente. La pelle era di un colore pallido e iridescente, gli occhi grandi e neri, senza pupille. Parlava, ma non con la bocca. Le parole arrivavano direttamente nella mente di Giulia e Luca.

“Non abbiate paura,” disse la creatura. “Il mio nome è Aelion. Il Vesuvio è la chiave. Fu costruito molto prima della vostra civiltà per proteggere il pianeta. Ma il sistema è danneggiato, e le sue funzioni stanno fallendo.”

Giulia rimase senza parole, ma trovò il coraggio di chiedere: “Proteggere da cosa?”

Aelion sollevò una mano e la mappa olografica cambiò, mostrando il sistema solare. Un enorme oggetto scuro, simile a un asteroide ma dalle forme troppo regolari, stava dirigendosi verso la Terra. “Un’antica minaccia,” spiegò Aelion. “I Custodi, il mio popolo, hanno lasciato dispositivi su alcuni pianeti per difenderli. Napoli è uno di quei luoghi chiave. Ma ora il dispositivo si sta spegnendo.”

Luca intervenne: “E cosa possiamo fare noi? Non abbiamo la tecnologia per riparare qualcosa di così avanzato.”

Aelion inclinò la testa, come se stesse valutando qualcosa. “La vostra specie ha evoluto l’intelligenza e l’ingegno. Posso guidarvi, ma il tempo è poco. L’oggetto arriverà tra sei giorni.”

Giulia sentì l’adrenalina esploderle nel corpo. Sei giorni per salvare non solo Napoli, ma l’intero pianeta. Senza esitazioni, disse: “Facci vedere cosa dobbiamo fare.”

Le ore successive furono un turbinio di attività. Aelion li condusse a una stanza nascosta sotto il Vesuvio, dove si trovava il cuore del dispositivo: un’enorme struttura cristallina che sembrava alimentata da un’energia pulsante e instabile. Giulia e Luca, con l’aiuto delle istruzioni telepatiche di Aelion, iniziarono a lavorare. Dovevano stabilizzare il nucleo, reindirizzare l’energia e attivare una sorta di campo protettivo che avrebbe distrutto l’oggetto in avvicinamento.

La città, ignara di tutto, continuava la sua vita frenetica. Nessuno sapeva che sotto i loro piedi si stava combattendo una battaglia per la sopravvivenza.

Al sesto giorno, quando il nucleo era pronto per essere riattivato, Aelion disse: “Ora tocca a voi. Io non posso farlo, ma voi sì. Il sistema risponderà solo al tocco umano, perché è stato programmato per fidarsi di voi.”

Giulia si fece avanti e posò la mano sul cristallo. Un’esplosione di luce invase la stanza, e una serie di suoni riempì l’aria. Il campo protettivo si attivò appena in tempo. Sopra il cielo di Napoli, l’asteroide oscuro si disintegrò in mille frammenti luminosi che si dissolsero nell’atmosfera.

Quando tutto finì, Aelion li guardò con gratitudine. “Avete dimostrato che il vostro popolo è degno di proteggere questo mondo. Ora devo andare, ma Napoli non sarà mai dimenticata.”

Giulia e Luca tornarono in superficie, stanchi ma vivi, con la consapevolezza che la loro città non era solo una delle più antiche del mondo, ma anche una delle più importanti dell’universo.

E da quel giorno, ogni tanto, sopra il Vesuvio si poteva vedere un piccolo bagliore verde, un muto promemoria della battaglia vinta e dei segreti che Napoli custodiva sotto le sue strade.

Una risposta

  1. Wow, leggere questo racconto mi ha trasportato in un’altra dimensione! Non avrei mai pensato che Napoli, con le sue radici così profondamente legate alla storia e alla tradizione, potesse fondersi in modo così naturale con un’ambientazione futuristica e misteriosa. Hai reso l’atmosfera unica e affascinante, intrecciando il mistero del Vesuvio con un contatto alieno che non mi sarei mai aspettato.

    Mi piace molto come hai tratteggiato i personaggi, in particolare Giulia: si percepisce il suo coraggio e la sua curiosità. La figura di Aelion è intrigante, e lascia spazio a tante domande. Hai pensato a un seguito? Mi piacerebbe sapere cosa succede dopo, magari con altri segreti del sottosuolo napoletano o un nuovo pericolo in arrivo. Complimenti davvero, questo racconto ha tantissimo potenziale!

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